Nella visione biblica, non significa essere assenti o muti, ma spiritualmente profondi, capaci di discernere, ascoltare e camminare nella presenza di Dio. Il silenzio, nella Scrittura, è spesso lo spazio in cui si manifesta la voce di Dio e la sua guida. In 1 Re 19:12 leggiamo che Dio non si manifestò a Elia nel terremoto, né nel fuoco, ma in un “mormorio di vento leggero”. Fu allora che Elia si coprì il volto con il mantello: riconobbe la voce di Dio nel silenzio. In Abacuc 2:20 è scritto: “Il SIGNORE è nel suo santo tempio. Tutta la terra faccia silenzio in sua presenza!”. Il silenzio è dunque la risposta naturale della creatura davanti al Creatore, un segno di adorazione, reverenza e rispetto. Proverbi 17:28 ci ricorda: “Anche lo stolto, quando tace, passa per saggio; chi tiene chiuse le labbra è intelligente”. Il silenzio è un segno di maturità e autocontrollo, di sapienza che preferisce meditare piuttosto che esibire. Gesù stesso ha incarnato il silenzio in modo sublime. Durante il processo davanti al sommo sacerdote, “Gesù taceva” (Matteo 26:63), e davanti a Pilato, “non rispose più nulla” (Marco 15:5). Il silenzio del Figlio di Dio non fu debolezza, ma una forma suprema di forza e fiducia nel Padre. In Esodo 14:14, Mosè disse al popolo: “Il SIGNORE combatterà per voi, e voi ve ne starete tranquilli”. E Isaia 30:15 afferma: “Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nella tranquillità e nella fiducia sarà la vostra forza”. Il silenzio, dunque, è anche un atto di fede: chi tace, non perché non ha parole, ma perché confida in Dio, dimostra una spiritualità profonda. Giacomo 1:19 esorta: “Siate pronti ad ascoltare, lenti a parlare”. La fretta di parlare può indicare superficialità; il silenzio, invece, può rivelare intimità con Dio. Efesini 4:29 ci ammonisce: “Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano”. L’uomo di silenzio seleziona le parole, parla poco ma con grazia e potenza. Anche la chiesa primitiva visse questa dimensione: in Atti 13:2 si legge che “mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse…”. Il silenzio, la preghiera, l’ascolto hanno preceduto la rivelazione della volontà dello Spirito. Roberto Bracco osservava: “Il silenzio è il grembo dello Spirito: ciò che nasce in silenzio porta la firma di Dio”. Francesco Toppi, in linea con questa visione, affermava: “Il silenzio spirituale è più eloquente di mille prediche: è il segno che Dio è all’opera nel cuore”. Il silenzio è anche lo spazio della vigilanza. In Lamentazioni 3:26 è scritto: “È bene aspettare in silenzio la salvezza del SIGNORE”. Questo tipo di silenzio non è inattività, ma un’attesa viva, carica di fede. In un tempo in cui il rumore domina, essere uomini di silenzio è una testimonianza potente. Come diceva Dietrich Bonhoeffer: “Il silenzio è la pausa della fede tra l’ascolto e l’obbedienza”. In un mondo che grida, l’uomo di Dio ascolta. In una generazione che si esibisce, l’uomo spirituale si ritira. Non per fuggire, ma per custodire. Non per timore, ma per discernere. Non per debolezza, ma per restare saldo nella Parola.
Essere uomini del silenzio
Daniele Di Iorio è un pastore delle Assemblee di Dio in Italia, attivo dal 1998 presso le Chiese ADI di San Cipriano d’Aversa e Vomero.
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