RENDIMI GIUSTIZIA

Daniele Di Iorio
Daniele Di Iorio
Ministro di culto - Pastore Evangelico, Assemblee di Dio in Italia (A.D.I.)
Daniele Di Iorio è un pastore delle Assemblee di Dio in Italia, attivo dal 1998 presso le Chiese ADI di San Cipriano d’Aversa e Vomero.
- Ministro di culto - Pastore Evangelico, Assemblee di Dio in Italia (A.D.I.)
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"Symbol of law and justice in the empty courtroom, law and justice concept."

Salmo 35:1

«O Signore, contendi contro i miei avversari, combatti contro quelli che mi combattono.»

La figura di Davide, secondo re d’Israele, porta in sé un profondo dualismo spirituale e umano: da un lato l’immagine dell’umiltà, della mitezza e della fragilità; dall’altro, quella del coraggio, della determinazione e della forza. Sin dai primi passi della sua chiamata — quando il profeta Samuele si recò nella casa di Isai per consacrarlo, ultimo e apparentemente insignificante fra i figli — Davide emerge come una personalità destinata a crescere sotto lo sguardo e la guida di Dio.

Dal giovane pastore ignorato dai suoi familiari, all’intrepido guerriero che sfidò e vinse il gigante Goliat, fino all’unto re di Israele, perseguitato per anni da un Saul invidioso, la sua vita è un cammino segnato da prove, vittorie e profonde riflessioni spirituali.

Davide non fu soltanto un combattente valoroso: fu un uomo che, pur avendo la forza per reagire, spesso scelse di non vendicarsi né di imporsi con la spada. Preferì invece rimettere a Dio la causa della sua giustizia. Il Salmo 35 ne è una chiara espressione: non una richiesta di vendetta, ma un invito a Dio ad agire in favore del giusto, a difendere chi è oppresso e perseguitato ingiustamente.

La vita di Davide è costellata di ostacoli, critiche, tradimenti e momenti di angoscia. Eppure, è definito “uomo secondo il cuore di Dio”. In ambito biblico, il “cuore” rappresenta la totalità dell’essere umano: è la sede delle emozioni, della volontà, dei pensieri e della coscienza. In Davide, il cuore era profondamente orientato verso Dio: nelle sue scelte, nei suoi canti, nei suoi silenzi, nelle sue suppliche.

Egli anticipa, in molti tratti, la figura del Messia: il Buon Pastore, mite e umile di cuore, che soccorre le sue pecore ma che, nel giorno della sofferenza, affida sé stesso al Padre. Così come Davide non si fece giustizia da sé, anche Cristo, nei giorni della sua passione, “non rispose con insulti a chi lo insultava, ma si rimise a Colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:23).

Il cristiano che ha unito la sua vita a Cristo sa che la vera giustizia non si conquista con mezzi umani, ma si ottiene confidando in Dio. Gesù è il nostro Sommo Sacerdote “secondo l’ordine di Melchisedek” — Re di giustizia e di pace — e alla sua seconda venuta, Egli eserciterà un giudizio perfetto su ogni potestà.

Siamo certi, come Davide, che non abbiamo bisogno di far valere da soli la nostra causa: nel cielo c’è Chi intercede per noi. Cristo, il Signore Gesù, è il Giudice giusto, e ritornerà per stabilire in eterno la giustizia del Regno di Dio.

A Dio sia tutta la gloria.

Francesco Smarazzo

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