“LA GIOIA CHE SI DONA”

Daniele Di Iorio
Daniele Di Iorio
Ministro di culto - Pastore Evangelico, Assemblee di Dio in Italia (A.D.I.)
Daniele Di Iorio è un pastore delle Assemblee di Dio in Italia, attivo dal 1998 presso le Chiese ADI di San Cipriano d’Aversa e Vomero.
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Atti degli Apostoli 20:35 – «In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”». L’apostolo Paolo, nel suo discorso d’addio agli anziani di Efeso, non sta solo predicando: sta mostrando la forma concreta della vita cristiana. Il verbo chiave è “mostrato”. Non chiese nulla che lui stesso non avesse praticato. Il suo servizio era un messaggio incarnato. La fede, per Paolo, è sempre testimonianza vivente. Gesù pronuncia parole che non leggiamo nei Vangeli ma che la Chiesa ha custodito: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Non è un comandamento pesante, ma una rivelazione spirituale. La gioia non è il premio di chi trattiene, ma il frutto di chi si dona. È un principio controintuitivo: nel mondo la gioia nasce dal possedere; nel Regno nasce dal condividere. Paolo aggiunge: “venire in aiuto ai deboli”. La parola “deboli” nel greco indica chi è senza forza, chi non ha mezzi, chi non può ricambiare. Il Vangelo non è scambio; è grazia. Chi ama secondo Cristo non misura ciò che riceve, ma ciò che può donare senza condizioni. La gioia del dare è la gioia della gratuità. Il lavoro di Paolo – cucire tende per sostenere se stesso e i fratelli – è un atto spirituale. Non è lavoro “secolare”, è liturgia vissuta. Ogni gesto fatto per il bene dell’altro diventa culto. La Chiesa cresce dove ci sono mani laboriose, cuori generosi e vite che servono senza rumore. “C’è più gioia nel dare”: ecco il segreto nascosto dello Spirito. La gioia non si accumula, si versa. E quando la versi, Dio la riempie di nuovo. Il credente che dona non si svuota: trabocca. Perché la gioia nasce dal cuore di Dio, e Dio è Colui che dona sempre.Questa parola ci invita a tre passi: guardare i deboli, lavorare per aiutarli, ricordare le parole del Signore. Quando il nostro dare diventa memoria di Cristo, la nostra gioia diventa riflesso del cielo. E la Chiesa diventa casa di misericordia, luogo dove la forza non schiaccia la fragilità ma la solleva. Che il Signore ci conceda quella gioia sottile, profonda, cristocentrica: la gioia che non dipende dal ricevere, ma dal condividere il Suo cuore.

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